lunedì 24 febbraio 2014

No Name - Racconto del Lunedì - Diego Carpentieri

Da dove iniziare? Beh, c’era del sangue, tanta gente che urlava e correva ovunque, e tanti altri che cadevano sotto i miei colpi. Anzi, no facciamo che inizio da quando ho fracassato il cranio a quel poliziotto di guardia, un’esperienza sempre bella! Non credo ci voglia un genio per capire da dove sono arrivato, ma visto che siete particolarmente stupidi mi tocca pure spiegarvelo. Avendo la piazza quattro strade principali per accedervi sono arrivato da quella utilizzata per il corteo. Molto semplice vero? Eh si, sotto il vostro naso. E pensare che se mi aveste visto avreste potuto risparmiare tutte quelle vite innocenti! Così, mentre mi muovevo fra le persone e gli studenti, ho fatto fuori uno ad uno tutti i vostri agenti che mi trovavo davanti. Sapete, siete dei veri idioti quando vi dividete per controllare masse così grandi di persone, non fate che altro che moltiplicare i rischi. Così con il primo, mentre mi avvicinavo alle sue spalle, sotto i portici al lato della strada, ho estratto il coltello e SBAM! Un movimento veloce e fluido, dritto nella nuca. Non ha avuto neanche il tempo di urlare, al che ho lasciato cadere a terra il corpo esanime. E voi direte: “che idiota questo, che si mette a uccidere agenti in mezzo a centinaia di persone, così si farà beccare subito!”. E invece no, perchè quando si è così in tanti e il panico inizia a dilagare, le persone non capiscono più nulla e non riescono a vedere la minaccia finché non gli si para a due centimetri dal naso. E così mentre iniziavano a sentirsi le prime urla io avevo già fatto fuori uno, due, tre, quattro agenti dei vostri. Qualcuno di questi fortunelli è riuscito ad intravedere il mio volto. In quegli attimi mentre mi guardavano sul punto di morire, potevo leggere il terrore misto all’impressione nei loro occhi. Chissà perchè il mio bellissimo faccino fa sempre questo effetto sulla gente... in fondo non siamo in un’epoca dove ci si propone di accettare tutto e tutti?. Li ho terminati con le mie fide pistole silenziate che avete avuto l’accortezza di prendere sotto custodia. Oramai avevo il giaccone nero completamente macchiato di sangue, e i corpi caduti a terra con le loro bellissime cervella sparse ovunque provocarono ancora più caos. Le persone si sono messe a correre per tutta la piazza, e io ho iniziato a fare fuoco su chiunque mi passasse vicino. Ricordo molto bene le donne, gli uomini, i ragazzi e le ragazze inciampare gli uni sugli altri pur di sfuggire, mentre li riempivo di piombo. Correvano e strillavano, molti piangevano. Il cielo grigio é stato un perfetto sfondo per il mio spettacolo, e camminare in mezzo a quei corpi che in così breve tempo si trasformavano in cadaveri, cadendo a terra esanimi, ammetto che mi ha dato alla testa. E così, in questa bella mattinata grigia, nella nostra amata ed enorme piazza, ho sparso sangue. Tutto finché voi guastafeste non siete arrivati circondandomi!
- Sei un mostro - Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare David. Stava scrutando quell’uomo, e nonostante fosse in manette, in una camera buia e sigillata, non poteva fare altro che provare paura nei suoi confronti. Era vestito di una giacca lunga e nera completamente bagnata di sangue, e il suo volto dava i brividi. Era un collage di volti estranei l’uno con l’altro, come se qualcuno avesse preso pezzi di visi altrui e li avesse cuciti insieme sulla parte frontale della sua testa. Il risultato era un’insieme di lineamenti informi, che non facevano trasparire emozioni.

- Dicono sempre tutti così.. - rispose con la sua voce gracchiante e con tono deluso.
- Hai ucciso più di quaranta persone, e ne hai ferite gravemente una buona decina. Sei un pazzo, un carnefice, e non la passer.. -
- E non la passerai liscia e bla bla bla, si mi dicono tutti così. Siete tutti uguali voi, visto? E ciò significa che ho vinto, di nuovo - disse accennando un sospiro. Lui lo scrutava intensamente, talmente tanto che quelle pupille vitree sembravano poter bucare qualunque anima. David si ritrovò ad osservare il proprio pugno serrato sulla superficie metallica. Era senza parole, non sapeva più cosa dire. Non capiva se si trovava davanti un pazzo incredibilmente lucido o un folle ciarlatano. Stava iniziando a sudare freddo, e neanche gli altri suoi due colleghi che erano con lui a sorvegliarli riuscivano a dargli conforto.
- Sei contrariato eh? Dai forza, chiedimelo - disse velocemente.
David era preso alla sprovvista e non sapeva cosa dire
- Su, andiamo, so che puoi farcela - continuò con tono speranzoso
David fece lentamente un breve cenno negativo con il capo e lui prese parola
- Sei più stupido di quanto sembri - e continuò con voce caricaturale - Tu, mostro, pazzo, perchè hai fatto tutto ciò? -
Ci fu un breve silenzio.
- Semplice - continuò - voi pensate di essere tanto liberi e indipendenti da poter immaginare di costruire la vostra vita con la vostra testa. Ma la realtà dei fatti, è che voi tutti non siete nulla, siete solo una variabile mal riuscita dell’universo, che stona e non riesce a distinguersi per quanto ci provi. So perchè siamo qui. Non riuscite ad identificarmi. nel vostro stupido registro pieno di nomi ed identikit. Beh, vi dirò io stesso chi sono. Non ho un nome, io in realtà non sono nessuno. Sono più una forza, una minima parte dei difetti che vi contraddistinguono. Sono la paura che vi blocca dal fare azioni differenti dal vostro essere, sono uno di quei pensieri che vola via dalla vostra mente perchè troppo diverso da voi, sono il timore che vi assale quando succede qualcosa di nuovo, sono la routine che ogni giorno vi uccide ed entra nel vostro cervello sino a lobotomizzarlo. Sono quella variabile che vi rende tutti uguali, tutti impotenti, tutti impauriti, tutti incapaci di cambiare, tutti uomini e donne senza volto, senza idee. Sono la variabile che vi tiene nel vostro schema, e che si diverte nel distruggere quella che chiamate “indipendenza”. Sono ciò che vi rende nulla, ciò che vi rende... Anonimi. -


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