mercoledì 26 febbraio 2014

The Lego Movie - Recensione di NoveCento


Spesso tendo a ripetermi, e una frase che ripeto veramente ogni tre respiri è “Se avessi avuto 8 anni c’avrei perso la testa per questa cosa”. L’ho detto quando ho iniziato a guardare Teen Wolf, quando è uscito Little Big Planet, e quando ho visto il trailer di The Lego Movie. La cosa che succede subito dopo è che ci perdo la testa sul serio. E ovviamente così è successo anche per The Lego Movie.
Partiamo dal fatto che un film dove c’è Batman, le tartarughe ninja, Silente e Gandalf ha vinto già in partenza.Perchè per chi non lo sapesse, la LEGO ha i diritti per produrre mattoncini riguardanti tutti questi brand e tanti altri ancora, persino dei supereroi Marvel.

Insomma, la premessa era questa: un film sui famosi mattoncini che comprendesse molti dei personaggi usati nei prodotti.Ovviamente c’erano tutte le carte in regola per fare un film che facesse schifo a tutti, grandi e piccini, oppure un buon film per bambini.
O almeno questo credevo.
Infatti dopo qualche minuto mi sono dovuto ricredere, la trama che dal trailer mi sembrava semplice per un film sui LEGO, si è rivelata “costruita” in modo geniale.haha.L’avete capita? Costruita-film sui lego. heh.
Vabbè, lasciamo perdere questo umorismo pessimo, la trama è questa: Emmet è un operaio ordinario, in un modo ordinario, dove tutto funziona perchè tutti seguono le regole e le istruzioni, dettate dal sicuramenteunabravapersona Mr.Business. Un giorno Emmet cade nel suo cantiere e viene a contatto con un pezzo anomalo, ovvero “il pezzo forte”. Subito dopo farà la conoscenza dei metodi di tortura della polizia locale che lo crede un “mastro costruttore”, e a malincuore comprenderà che nessuno lo considera speciale e nessuno si ricorda di lui. Manco a farlo apposta due minuti dopo viene salvato da uno dei mastri costruttori, che lo crede protagonista di una profezia e comincia  a chiamarlo “quello speciale”. Lei si rivela essere Wildstyle, una splendida fanciulla mattoncinosa. Ed è inutile che io aggiunga altro, che siate fatti di mattoncini o di carne quando una ragazza vi salva il culo e vi dice che siete speciali, il minimo che farete è innamorarvi di lei. Emmet fa anche il massimo, ovvero seguirla in un avventura che lo porterà a conoscere Batman, e altri mastri costruttori che vengono minacciati dall’impero di Mr. Business. Si apre la vicenda: Emmet, un operaio che fino ad ora ha sempre seguito le istruzioni, deve diventare il più grande dei mastri costruttori, unire il pezzo forte al Kragle, l’arma di distruzione di Mr. Business e salvare la creatività. E magari se avanza tempo prendere la fanciulla, pure se è fidanzata con Batman.

Potrà sembrare banale, ma il messaggio che darà questo film verso il finale(senza fare troppi spoiler) mi ha fatto capire che non era indirizzato solo ai bambini questo film. Era indirizzato anche a chi è stato bambino con i Lego, a chi ha dimenticato che la creatività non serve solo
nel campo lavorativo, seguendo le istruzioni come fa Emmet, ma anche per divertirsi e per essere liberi. E questo messaggio qui è rivolto non solo ai bambini ma anche a quelli con qualche anno in più come me, che guardando questo film mi sono accorto di aver dimenticato un po’ la gioia di fare le cose per divertirsi senza pensare al giudizio finale, che sia personale o del pubblico.

E quindi mi sono buttato subito a cercare qualche Lego in casa, mi sono informato sulle ultime cose uscite in questo pianeta che non visitavo da almeno 8 anni.E tra il dire il cercare ho trovato un contest a cui partecipo, perchè ci si vincono delle Lego e perchè sarà una cosa divertente. Prometto che posterò il risultato sotto questo post appena ci riuscirò.

Tornando al film,vorrei rivederlo ancora una volta per apprezzare tutti i riferimenti che mi sono perso, perchè ne ho notati parecchi ma sono sicuro che qualcuno mi è sfuggito.Uno di quelli che mi ha fatto scompisciare è stato Mr. Business che si volta in modo figo e dice “Liberate il Kragle”, citazione alla famosa linea di Scontro fra Titani “Liberate il Kraken”. Ce ne sono a bizzeffe, al momento ne ricordo poche e quelle poche che ricordo non voglio spoilerarle (guardate che animo gentile che ho).

Per me dunque, come voto finale si becca un bel 9, perchè per mia opinione The Lego Movie è uno dei film di animazione più belli degli ultimi anni, di sicuro è diventato uno dei miei preferiti.Sarà perchè ci sono i Lego, sarà perché sono giorni che canto “è meravigliosooooooooo,è meraviglioso far parte di un teaaam”, sarà perchè mi ha fatto sentire finalmente di nuovo bambino.

Come al solito, la mia impressione vignettosa qui sotto.

lunedì 24 febbraio 2014

No Name - Racconto del Lunedì - Diego Carpentieri

Da dove iniziare? Beh, c’era del sangue, tanta gente che urlava e correva ovunque, e tanti altri che cadevano sotto i miei colpi. Anzi, no facciamo che inizio da quando ho fracassato il cranio a quel poliziotto di guardia, un’esperienza sempre bella! Non credo ci voglia un genio per capire da dove sono arrivato, ma visto che siete particolarmente stupidi mi tocca pure spiegarvelo. Avendo la piazza quattro strade principali per accedervi sono arrivato da quella utilizzata per il corteo. Molto semplice vero? Eh si, sotto il vostro naso. E pensare che se mi aveste visto avreste potuto risparmiare tutte quelle vite innocenti! Così, mentre mi muovevo fra le persone e gli studenti, ho fatto fuori uno ad uno tutti i vostri agenti che mi trovavo davanti. Sapete, siete dei veri idioti quando vi dividete per controllare masse così grandi di persone, non fate che altro che moltiplicare i rischi. Così con il primo, mentre mi avvicinavo alle sue spalle, sotto i portici al lato della strada, ho estratto il coltello e SBAM! Un movimento veloce e fluido, dritto nella nuca. Non ha avuto neanche il tempo di urlare, al che ho lasciato cadere a terra il corpo esanime. E voi direte: “che idiota questo, che si mette a uccidere agenti in mezzo a centinaia di persone, così si farà beccare subito!”. E invece no, perchè quando si è così in tanti e il panico inizia a dilagare, le persone non capiscono più nulla e non riescono a vedere la minaccia finché non gli si para a due centimetri dal naso. E così mentre iniziavano a sentirsi le prime urla io avevo già fatto fuori uno, due, tre, quattro agenti dei vostri. Qualcuno di questi fortunelli è riuscito ad intravedere il mio volto. In quegli attimi mentre mi guardavano sul punto di morire, potevo leggere il terrore misto all’impressione nei loro occhi. Chissà perchè il mio bellissimo faccino fa sempre questo effetto sulla gente... in fondo non siamo in un’epoca dove ci si propone di accettare tutto e tutti?. Li ho terminati con le mie fide pistole silenziate che avete avuto l’accortezza di prendere sotto custodia. Oramai avevo il giaccone nero completamente macchiato di sangue, e i corpi caduti a terra con le loro bellissime cervella sparse ovunque provocarono ancora più caos. Le persone si sono messe a correre per tutta la piazza, e io ho iniziato a fare fuoco su chiunque mi passasse vicino. Ricordo molto bene le donne, gli uomini, i ragazzi e le ragazze inciampare gli uni sugli altri pur di sfuggire, mentre li riempivo di piombo. Correvano e strillavano, molti piangevano. Il cielo grigio é stato un perfetto sfondo per il mio spettacolo, e camminare in mezzo a quei corpi che in così breve tempo si trasformavano in cadaveri, cadendo a terra esanimi, ammetto che mi ha dato alla testa. E così, in questa bella mattinata grigia, nella nostra amata ed enorme piazza, ho sparso sangue. Tutto finché voi guastafeste non siete arrivati circondandomi!
- Sei un mostro - Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare David. Stava scrutando quell’uomo, e nonostante fosse in manette, in una camera buia e sigillata, non poteva fare altro che provare paura nei suoi confronti. Era vestito di una giacca lunga e nera completamente bagnata di sangue, e il suo volto dava i brividi. Era un collage di volti estranei l’uno con l’altro, come se qualcuno avesse preso pezzi di visi altrui e li avesse cuciti insieme sulla parte frontale della sua testa. Il risultato era un’insieme di lineamenti informi, che non facevano trasparire emozioni.

- Dicono sempre tutti così.. - rispose con la sua voce gracchiante e con tono deluso.
- Hai ucciso più di quaranta persone, e ne hai ferite gravemente una buona decina. Sei un pazzo, un carnefice, e non la passer.. -
- E non la passerai liscia e bla bla bla, si mi dicono tutti così. Siete tutti uguali voi, visto? E ciò significa che ho vinto, di nuovo - disse accennando un sospiro. Lui lo scrutava intensamente, talmente tanto che quelle pupille vitree sembravano poter bucare qualunque anima. David si ritrovò ad osservare il proprio pugno serrato sulla superficie metallica. Era senza parole, non sapeva più cosa dire. Non capiva se si trovava davanti un pazzo incredibilmente lucido o un folle ciarlatano. Stava iniziando a sudare freddo, e neanche gli altri suoi due colleghi che erano con lui a sorvegliarli riuscivano a dargli conforto.
- Sei contrariato eh? Dai forza, chiedimelo - disse velocemente.
David era preso alla sprovvista e non sapeva cosa dire
- Su, andiamo, so che puoi farcela - continuò con tono speranzoso
David fece lentamente un breve cenno negativo con il capo e lui prese parola
- Sei più stupido di quanto sembri - e continuò con voce caricaturale - Tu, mostro, pazzo, perchè hai fatto tutto ciò? -
Ci fu un breve silenzio.
- Semplice - continuò - voi pensate di essere tanto liberi e indipendenti da poter immaginare di costruire la vostra vita con la vostra testa. Ma la realtà dei fatti, è che voi tutti non siete nulla, siete solo una variabile mal riuscita dell’universo, che stona e non riesce a distinguersi per quanto ci provi. So perchè siamo qui. Non riuscite ad identificarmi. nel vostro stupido registro pieno di nomi ed identikit. Beh, vi dirò io stesso chi sono. Non ho un nome, io in realtà non sono nessuno. Sono più una forza, una minima parte dei difetti che vi contraddistinguono. Sono la paura che vi blocca dal fare azioni differenti dal vostro essere, sono uno di quei pensieri che vola via dalla vostra mente perchè troppo diverso da voi, sono il timore che vi assale quando succede qualcosa di nuovo, sono la routine che ogni giorno vi uccide ed entra nel vostro cervello sino a lobotomizzarlo. Sono quella variabile che vi rende tutti uguali, tutti impotenti, tutti impauriti, tutti incapaci di cambiare, tutti uomini e donne senza volto, senza idee. Sono la variabile che vi tiene nel vostro schema, e che si diverte nel distruggere quella che chiamate “indipendenza”. Sono ciò che vi rende nulla, ciò che vi rende... Anonimi. -


giovedì 20 febbraio 2014

Recensione di Long Wei N°8 e della serie in generale - NoveCento


Prima di cominciare ci tengo a chiarire una cosa: se c'é una cosa che ho da quando sono nato è una devozione per l’Oriente. Già da piccolo amavo l'oriente e in particolare la cultura cinese: adoravo i film di arti marziali di Bruce Lee o Jackie chan, Mulan era il mio film disney preferito,  e mentre dilagava l'odio razzista verso i cinesi per colpa del tanto odiato Made in China, io rimanevo fedele e difendevo questo amore.

Ed è per questo che forse sarò un po’ di parte nel giudicare Long Wei, il fumetto italiano dall’atmosfera da film di arti marziali ambientato nella Chinatown di Milano.
Io mi ero promesso di scriverne una recensione solo al numero 10 , ma eccomi qua a dimostrare che l’impazienza mi tradisce sempre:
Recensione di Long Wei N°8 e della serie in generale.
La storia pubblicata dalla
Editoriale Aurea (John Doe, per chi bazzicasse nell’ambito fumettoso italiano) si intitola Long Wei come il suo protagonista. Long Wei è un ragazzo cinese che ha cercato di fare fortuna come star del cinema di arti marziali in Cina senza successo, che ha deciso di ritentare una nuova vita qui in Italia, più precisamente a Milano. Nella Chinatown di Milano incontra Vincenzo Palma , che oltre a non essere un cittadino modello , come Long Wei mangia pane e mazzate a colazione.I due ovviamente non riescono a stare lontani dai guai e si ritroveranno a fronteggiare bande criminali di ogni tipo, e senza fare troppi spoiler,anche una grossa banda criminale di origini cinesi tramite la quale scopriremo di più sul passato di Long Wei e di Vincenzo.E signori miei questa è  una delle cose più geniali che Diego Cajelli (ideatore e sceneggiatore della serie) ha realizzato in Long Wei : Va bene, è okkei fare due tizi che si mettono nei guai tentando di sventare robe criminali con il kung fu, ma è una cosa solita. La cosa geniale sta nel fatto che sia tutto ambientato a Milano in un atmosfera cinese, e che l’eroe dal fascino orientale dal Kung Fu tutto YAZUAAAA! HA! sia affiancato da un grezzo milanese ex criminale che mena cazzotti senza guardare dove vanno a finire.
Questo mix invece di creare contrasto crea confronto, fa paragone tra due realtà difficili e tra due stili di vita diversi,e non c’è che dire, è un mix riuscito.

A me stava già tutto bene così (sono uno che si accontenta con 3 euro in edicola io oh), ma dal numero 6 la continuity della serie si è rafforzata grazie all’entrata in scena di un organizzazione criminale che sinceramente credevo fosse una cosa più alla team rocket, e invece di sparire anchequestavoltaallavelocitàdellaluceeeee comincia a prendere un po’ a calci in culo il morale dei nostri eroi.In scena entra anche il maestro di Long Wei, e nel numero dopo il passato di Vincenzo.

Il
numero 8 è uscito di recente (15 febbraio se non erro) e come ogni altro numero ha una copertina fighissima (è quella allegata lì sopra) a cura di Lorenzo “LRNZ” Ceccotti che sta curando tutte le copertine.Mi è piaciuta a tal punto che mi sto allenando a menare calci nelle ruote delle biciclette,poi passo alle moto. I disegni sono fantastici, ho apprezzato davvero molto il tratto di Daniele Di Nicuolo di questo numero, che insieme a  Jean Claudio Vinci che ha disegnato lo scorso numero rappresenta “la mia scelta d’eccellenza” per Long Wei. Quelli che vorrei vedere lavorare di più alla serie insomma.
Anche in questo numero c’è stata una genialata, ovvero mettere una banda criminale che rapina banche con le maschere di cantanti italiani soprannominata  “La Banda di San Remo”, e far uscire il numero proprio a pochi giorni dall’inizio del Festival.L’ho trovata una cosa simpatica che faceva da cornice all’ottimo numero.

In conclusione, Long Wei è una buona serie da seguire.C’è azione, c’è una buona storia, e c’è un buon disegno tutto sommato. Se proprio vogliamo trovargli qualche difetto, forse lo troviamo nell’aver impiegato un po’ troppo per far partire la continuity ,di aver usato qualche disegnatore poco dinamico a volte e un po’ nella qualità un po’ scarsina della carta usata dall’Editoriale Aurea, ma queste sono cose che solo i malati come me vanno a guardare.
Se vi piacciono le arti marziali, e siete curiosi di vedere come funziona una storia del genere qui in Italia, buttatevi su Long Wei, che esce ogni mese in edicola.

Voto finale: 8.Cose fighe da sapere su Long Wei: Ci ha lavorato un po’ anche Roberto Recchioni (Orfani,Dylan Dog,DallapartediAsso, e tante altre cose che perderei un mese a scrivere.) e c’è il suo zampino.
Su Feisbuc ho saputo che girando per Milano si trovano adesivi col logo di Long Wei attaccati in giro, boh, mi sembrava una cosa figa.


Vi lascio alla mia interpretazione
di quest'ultimo numero.

lunedì 17 febbraio 2014

Mirrors

23 Ottobre 2013

Mi guarda. Io credo che mi fissi sempre. Mi sono accorta che non riesco neanche più a togliermelo dalla testa. E’ come essere in una palla di vetro, dove ogni riflesso nasconde ciò che temo di più. Essendo chiusa qui, nessuno riesce più a sentirmi. La sua voce invece c’è sempre. A volte si tratta solo di sussurri, a volte di frasi insensate, a volte un fievole canto. Non riesco proprio a dormire.

25 Ottobre 2013
Non credo di capire che cosa egli voglia da me. Mi sento in trappola. Oramai lo vedo ovunque. Le persone che mi stanno intorno non riescono a capire che cosa io ora stia provando. Con loro è come se tenessi una maschera, una maschera che mi è imposta e che non riesco a togliermi dal volto. Loro non sanno nulla, ed è come se non riuscissi a controllare le mie azioni. Mi rimane solo questo piccolo quaderno, su cui scrivere quello che sto passando. Ma non posso farlo vedere a nessuno.

26 Ottobre 2013
Gli specchi. Lui alberga li. Oggi sono riuscita a vederlo da vicino. Quella che prima era una figura indefinita è diventata un’ombra intrisa di paura. L’ho visto mentre mi specchiavo, e con lui ho notato il colore innaturalmente sbiadito dei miei capelli castani, le enormi occhiaie che riempiono le mie ciglia e il colore pallido della pelle. I miei genitori sono molto preoccupati, ma io è come se fossi in una tela e senza via di fuga. Li ho con me, ma non riesco più a sentirli. Non riesco più ad avvertire alcun calore umano, in vero.

28 Ottobre 2013
Nei riflessi, lui osserva. Ora non è più un’ombra. E’ una grossa sagoma, che porta al volto una maschera bianca con soli due fori per gli occhi. La maschera è schizzata di sangue, ma ciò che mi ha colpita è il mantello di foglie nere avvolge completamente il suo corpo,  così come la notte spesso avvolge il mondo. Anche ora, è li che mi guarda, lo vedo nel riflesso della finestra. Mi fissa e mi parla. “Non è qui che troverai la verità” oppure “L’Ascensione è lontana”. Tutte frasi senza senso, ma che a suo modo sento che possano creare un’armonia di parole così soave che….non riesco a smettere di ascoltare.

29 Ottobre 2013
Ha preso piede e voi non troverete qui la risposta. Oh no, non la troverete qui perchè non riesco più a pensare?Il suo fiato mi riempie i pensieri ma quando ASCENDERAI?
Dio, non aiutatemi!

31 Ottobre 2013
Ho ucciso tutti. E non ho sentito nulla. Nulla mentre il coltello affondava nella carne dei miei genitori, niente mentre strangolavo mio fratello. Ma forse non ero io, forse no, forse no.

Riposa piccola.
Qui non troverete alcuna verità.
Perché essa non risiede qui, ma risiede nei riflessi. Quindi girati, ed inizia a scrutare il mondo dal punto di vista di chi, come me, vive di essi dietro la propria maschera. Quand’è che ascenderai? Girati.

Testo: Diego Carpentieri
Illustrazione: NoveCento Manfredi

sabato 15 febbraio 2014

The Game is Back On

Siamo stati fermi una settimana e mezzo, come avevamo annunciato, e dovevamo tornare in grande stile. Ma ovviamente data la nostra solita velocità tipica dei bradipi paralitici, in una settimana e mezzo siamo riusciti solamente ad aggiustare Artemide.
Un disegnino che avevo fatto ieri che c'azzeccava col titolo.
Ma niente paura miei prodi lettori,Io (NoveCento, per chi non ha voglia di leggere in fondo) e Diego siamo riusciti ad inventarci qualcosa; Riuniti in concilio specialissimo, abbiamo deciso di apportare pesanti modifiche strutturalmente sociali qualora ne si recasse l'opportunità di supercazzola brematurata antani che siamo in due.

Va bene,sarò breve, ci siamo detti che ormai ci avete conosciuto abbastanza e che abbiamo stabilito una buona regolarità di lettura, e che era arrivato il momento di scrivere un po' "di opinione". Sappiamo già che interessa solo a noi, quindi vi promettiamo di essere noi stessi in queste opinioni. Il che significa che significa serietà minima, e tutto quello che ci passa per la testa. Quindi ripartono i giochi, tra recensioni,opinioni,fatti che vogliamo sappia il mondo intero, riguardanti tutto ciò che ci circonda e tutto ciò che facciamo quando non siamo a scrivere/disegnare/gestire l'associazione/farciunpo'divitasocialeperchèognitantoserve .

Certo è che manterremo la nostra normale regolarità,Diego continuerà a scrivere ogni Lunedì quando non è oppresso dal mondo intero, e io ho fermato Kling per dare spazio ad un lavoro un po' più personale che però vi assicurò che non verrà fermato.
Il titolo dovrebbe essere "L'Armadio di NoveCento", in cui il protagonista sono io che viaggio tra lo spazio e il tempo tramite un armadio,a risolvere problemi e a vivere delle avventure con l'aiuto di una maschera che cambia forma in base al luogo. Da una parte avrà delle avventure a fumetti,storie che piano piano prenderanno una continuity, e dall'altra avrà delle recensioni a fumetto, dove il mio alias girerà per recensire in prima linea (e quasi sempre si acchiappa le mazzate).

Sto attualmente disegnando la prima recensione a fumetti (chiamateli minisodi,o come vi pare) su Dark Souls, il videogioco della From Software che ho ripreso da poco. A breve dovrebbe essere finita e la posterò qui.La prima "avventura" è in fase di lavorazione: ho scritto la storia/soggetto, mi resta disegnarla e rivederla, ma per non fare i famosi "debiti con la bocca" (che non sono quelli che pensate voi, brutti maliziosi che non siete altro) non vi comunico nessuna data, anche perchè volevo prendermi un po' di relax (che me lo merito) dopo il primo minisodio su Dark Souls, per scrivere un po' qui sopra.

Bene, spero di aver detto tutto,ma per non lasciarvi a mani vuote  ecco la cover della prima parte de L'Armadio di NoveCento. Ci rivediamo al prossimo post!

(Se clicchi la vedi in accaddi pawah,come sempre)


                                             -Novecento

lunedì 10 febbraio 2014

Drown

Ero solito pensare che la vita fosse un continuo sali scendi, una montagna russa piena di opportunità. La fine, in fondo, per buona parte del tempo facciamo finta di non vederla, perchè ci sembra troppo lontana, e continuiamo ad ignorarla. Ma ancor peggio, non ci rendiamo conto che a volte non è così lontana, e sopraggiunge in un’istante.

Il nostro piccolo peschereccio giorni fa navigava su acque cristalline, e noi svolgevamo il nostro lavoro al meglio. L’inferno però si è voluto scatenare proprio stanotte. Io ho sempre teso a non credere nel caso, e a non credere in nessun tipo “d’ira funesta”. Ma oggi sembra proprio che sia stato il caso, a volerci uccidere.

- Neil, cerca di tenere la rotta! -

Argo stava urlando a squarcia gola ai 4 marinai che erano con lui. Era un uomo robusto e di mezz’età, dalla folta barba ormai grigiastra e i denti perennemente gialli. I suoi occhi corvini si muovevano da una parte all’altra senza fine, mentre la tempesta sopra di loro infuriava.

Neil, nonostante non fosse un uomo particolarmente forte, cercava di tenere il timone come poteva. Le sue gracili braccia tremavano per lo sforzo, e il suo viso scavato era stanco e pieno di paura. I capelli rossicci erano completamente bagnati dalla forte pioggia, e la sua espressione tesa.

Argo si avvicinò velocemente a me, e mi ordinò di ribilanciare la nave cercando di buttare fuori bordo l’acqua in eccesso. Si muoveva a stento per il peschereccio, che era flagellato da continue ondate che si infrangevano con violenza sul ponte e ci sommergevano periodicamente tutti. La nostra era una lotta disperata. Fra una boccata e l’altra, per aiutarmi, si mosse verso di me Sean, il mio migliore amico. Avevamo servito per anni su quel lurido peschereccio, e mai ci eravamo trovati in una situazione tanto disperata. Il suo volto squadrato, ricoperto da quella folta barba nera, trasmetteva tensione, esattamente come tutti i robusti muscoli del suo corpo. Ma gli occhi, negli occhi si leggeva paura. E la cosa mi  fece tremare.

- Forza amico mio, buttiamo questo schifo fuori dal ponte, o presto ci ribalteremo ! - Prese un secchio e disperatamente cercò di buttare l’acqua giù dalla nave. Io provai con lui, e scivolando disperatamente fra un’ondata e l’altra, provai a buttare giù quanta più acqua potevo, ma la verità era solo una : continuavamo ad imbarcare.

A poppa, il nostro mozzo, un ragazzo molto giovane, stava lottando per non venire trascinato via dalle onde sempre più forti.

Avevo al mio fianco Sean, quando sentii mancarmi la superficie sotto i piedi, e il mondo parve impazzire. Sentii urla, il forte rumore dei tuoni sopra di noi, mentre realizzavo che il vascello si stava ribaltando. Le onde avvolsero la nave e vidi chiaramente Sean volare sbalzato per aria mentre io sbattevo con forza contro qualcosa alle mie spalle. Cercai di guardarmi intorno con una veloce occhiata per cercare di ridare un senso a quello che stava accadendo. Neil era volato fuori dalla cabina, e del mozzo neanche più l’ombra. Argo venne inghiottito da un’onda, che se lo mangiò senza pietà. E così anche io.

E quindi eccomi qui, mentre affondo negli abissi, e vedo la nave sulla quale ho lavorato per anni spezzarsi in due. Io scendo sempre di più, trascinato nell’oscurità dei mari, e realizzo che è proprio vero che vedi tutta la tua vita passarti davanti negli ultimi attimi. Eppure tutto mi sembra così lontano, quasi come una memoria sepolta da altre mille esperienze. I corpi dilaniati di Sean e di Argo, che lasciano una lunga scia di sangue che colora questo nero, scendono con me, mentre io non respiro più. E’ ironico perchè in superficie, intravedo ancora la luce, quando in realtà, il buio oramai mi avvolge.
By Diego