lunedì 10 febbraio 2014

Drown

Ero solito pensare che la vita fosse un continuo sali scendi, una montagna russa piena di opportunità. La fine, in fondo, per buona parte del tempo facciamo finta di non vederla, perchè ci sembra troppo lontana, e continuiamo ad ignorarla. Ma ancor peggio, non ci rendiamo conto che a volte non è così lontana, e sopraggiunge in un’istante.

Il nostro piccolo peschereccio giorni fa navigava su acque cristalline, e noi svolgevamo il nostro lavoro al meglio. L’inferno però si è voluto scatenare proprio stanotte. Io ho sempre teso a non credere nel caso, e a non credere in nessun tipo “d’ira funesta”. Ma oggi sembra proprio che sia stato il caso, a volerci uccidere.

- Neil, cerca di tenere la rotta! -

Argo stava urlando a squarcia gola ai 4 marinai che erano con lui. Era un uomo robusto e di mezz’età, dalla folta barba ormai grigiastra e i denti perennemente gialli. I suoi occhi corvini si muovevano da una parte all’altra senza fine, mentre la tempesta sopra di loro infuriava.

Neil, nonostante non fosse un uomo particolarmente forte, cercava di tenere il timone come poteva. Le sue gracili braccia tremavano per lo sforzo, e il suo viso scavato era stanco e pieno di paura. I capelli rossicci erano completamente bagnati dalla forte pioggia, e la sua espressione tesa.

Argo si avvicinò velocemente a me, e mi ordinò di ribilanciare la nave cercando di buttare fuori bordo l’acqua in eccesso. Si muoveva a stento per il peschereccio, che era flagellato da continue ondate che si infrangevano con violenza sul ponte e ci sommergevano periodicamente tutti. La nostra era una lotta disperata. Fra una boccata e l’altra, per aiutarmi, si mosse verso di me Sean, il mio migliore amico. Avevamo servito per anni su quel lurido peschereccio, e mai ci eravamo trovati in una situazione tanto disperata. Il suo volto squadrato, ricoperto da quella folta barba nera, trasmetteva tensione, esattamente come tutti i robusti muscoli del suo corpo. Ma gli occhi, negli occhi si leggeva paura. E la cosa mi  fece tremare.

- Forza amico mio, buttiamo questo schifo fuori dal ponte, o presto ci ribalteremo ! - Prese un secchio e disperatamente cercò di buttare l’acqua giù dalla nave. Io provai con lui, e scivolando disperatamente fra un’ondata e l’altra, provai a buttare giù quanta più acqua potevo, ma la verità era solo una : continuavamo ad imbarcare.

A poppa, il nostro mozzo, un ragazzo molto giovane, stava lottando per non venire trascinato via dalle onde sempre più forti.

Avevo al mio fianco Sean, quando sentii mancarmi la superficie sotto i piedi, e il mondo parve impazzire. Sentii urla, il forte rumore dei tuoni sopra di noi, mentre realizzavo che il vascello si stava ribaltando. Le onde avvolsero la nave e vidi chiaramente Sean volare sbalzato per aria mentre io sbattevo con forza contro qualcosa alle mie spalle. Cercai di guardarmi intorno con una veloce occhiata per cercare di ridare un senso a quello che stava accadendo. Neil era volato fuori dalla cabina, e del mozzo neanche più l’ombra. Argo venne inghiottito da un’onda, che se lo mangiò senza pietà. E così anche io.

E quindi eccomi qui, mentre affondo negli abissi, e vedo la nave sulla quale ho lavorato per anni spezzarsi in due. Io scendo sempre di più, trascinato nell’oscurità dei mari, e realizzo che è proprio vero che vedi tutta la tua vita passarti davanti negli ultimi attimi. Eppure tutto mi sembra così lontano, quasi come una memoria sepolta da altre mille esperienze. I corpi dilaniati di Sean e di Argo, che lasciano una lunga scia di sangue che colora questo nero, scendono con me, mentre io non respiro più. E’ ironico perchè in superficie, intravedo ancora la luce, quando in realtà, il buio oramai mi avvolge.
By Diego

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